FORUM BONSAI LODI - DAVIDE: TUTTO SULLE MICORRIZE - FUNGHI DEL TRICODERMA - PRIMA PARTE



Questo argomento è trattato in due post.
clicca a fondo pagina per andare alla seconda parte.



Davide, moderatore del Forum Bonsai Lodi, ci spiega cosa sono a cosa servono, e come utilizzare le micorrize.
Buona lettura

Micorrize di pino nero
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LE MICORIZZE
  DAVIDE - moderatore Forum Bonsai Lodi:

".."
Apro questo post , per illustrare la funzione delle micorrize o funghi del tricoderma sui nostri bonsai, in modo tale che chi non le ha mai utilizzate, può trovare la risposta  all'utilizzo di questo benefico fungo .

Le micorrize sono funghi capaci di legarsi alle radici della pianta e con essa realizzare  in tempi estremamente rapidi, un rapporto di collaborazione in virtù del quale sia la pianta sia il microrganismo traggono vantaggio.
 In questa associazione il fungo colonizza la radice della pianta e le fornisce sostanze nutritive minerali e acqua estratte dal terreno, mentre la pianta trasferisce al fungo substrati energetici e carboidrati elaborati tramite la fotosintesi, permettendo alla pianta di svilupparsi in modo migliore e di aumentare la resistenza ai patogeni radicali e agli stress ambientali.
Le micorrize possono essere impiegate sia al momento del trapianto di piante in vaso, sia per applicazioni al terreno vicino alle radici di piante già a dimora.
Oggi giorno, ne esistono di diverse tipologie  in forma liquida, in polvere o in pastiglie. Io le utilizzo tutte.
Si possono posizionare sul fondo del vaso  al momento del trapianto, una pastiglia per ogni pianta, poi inserire la piantina nel vaso  e coprire con il terreno.
Per trapianto di piante con vasi di dimensioni superiori, aggiungere una pastiglia ogni 10 cm di variazione delle dimensioni del diametro del contenitore.
Si può aggiungere anche in piante già rinvasate facendo un foro  vicino alle radici  con un legnetto  in modo da riuscire a posizionare la pastiglia a contatto con le radici e poi ricoprire.
Ripetere l’operazione ogni 6-9 mesi, oppure somministrare il prodotto liquido a decadenza di 15 giorni, nel periodo vegetativo con temperature dai 15 ai 35 gradi .

I vantaggi :

Aumento dell’apparato radicale
Maggiore assorbimento di macro e microelementi
Resistenza agli stress idrici e salini
Maggiore resistenza all’attacco di nematodi, batteri e funghi
Attenuazione dei fenomeni di stanchezza del terreno
Resistenza allo stress da trapianto
ecco le foto delle micorrize in pastiglia che utilizzo io:





Vi starete chiedendo il perché di due confezioni differenti, a cosa serve una, a cosa serve l'altra e se sono entrambi MICORRIZE .
BENE vi spiego subito la differenza:
bisogna precisare che Più del 90% delle specie vegetali in condizioni naturali risulta micorrizato, e ci dovrebbe far capire bene che i nostri alberi ne anno bisogno, specialmente in vaso.

Possiamo distinguere due categorie di micorrize:
Le ECTOMICORRIZE (sacchetto verde) caratteristiche della maggior parte delle latifoglie e delle conifere, dotate di un mantello fungino esterno ricoprente l’apice radicale.
Le ENDOMICORRIZE (sacchetto rosa) a più ampia diffusione (anche tra le specie erbacee), non dotate di un mantello fungino esterno, ma presenti anche all’interno delle cellule.

LE ECTOMICORIZZE :
Sono le micorrize tipiche dei tartufi e dei porcini. Il fungo non penetra mai all’interno delle cellule dell’ospite. Le ife fungine formano come uno spesso strato attorno alle radici, detto mantello o micoclena. Colore, spessore, morfologia del mantello possono variare a seconda delle specie. Dal mantello le ife si insinuano tra le cellule della corteccia radicale, formando un intreccio intercellulare, il reticolo di Hartig. A seconda dell’ospite questo reticolo può essere più o meno sviluppato, e raggiungere il cilindro centrale (conifere) oppure limitarsi ai primi strati cellulari della corteccia (latifoglie).
Essenze dove impiegare le ectomicorrize:
conifere della famiglia delle pinacee: abete europeo , abete di douglas, tsuga, cedro.
caducifoglie: faggio , quercia , castagno, tiglio, betulla, ontano, carpino nero, nocciolo, salice, pioppo ecc.

LE ENDOMICORIZZE :
Sono così definite perché, a differenza delle ecto, il fungo penetra all’interno delle cellule dell’ospite, mentre mancano di un mantello fungino esterno. Sono più antiche delle ectomicorrize.
Le spore che si trovano nel terreno germinano in presenza di radici ospiti per effetto degli essudati radicali. Si sviluppano fino a raggiungere la radice stessa, e la colonizzano penetrando sia attraverso gli spazi intercellulari sia direttamente nelle cellule. Il fungo si diffonde così attraverso le cellule corticali, senza invadere mai il cilindro centrale e le cellule dell’apice radicale.
All’interno delle cellule le ife si diramano a formare delle strutture ramificate, gli arbuscoli, responsabili degli scambi nutrizionali tra i due simbionti: la pianta cede i carboidrati eccedenti prodotti attraverso la fotosintesi, il fungo a sua volta cede i sali minerali assorbiti dal suolo circostante. Gli arbuscoli hanno vita breve: dopo pochi giorni infatti degenerano. Un’altra struttura prodotta dalle ife fungine è la vescicola, rigonfiamento tondeggiante inter o intracellulare, organo di accumulo di granuli di grasso con funzione di riserva.
Anche se la radice non subisce variazioni morfologiche notevoli come avviene per le ectomicorrize, l’apparato radicale risente della presenza del fungo: possono infatti variare il grado di ramificazione e le dimensioni delle radici stesse, fino ad aumentare d centinaia di volte.
Essenze dove impiegare le endomicorrize:
conifere della famiglia delle pinacee : tasso, sequoia, tuia, cipresso, ginepro, chamaecyparis, podocarpo.
caducifoglie: acero, olmo, bagolaro, zelkova, frassino, ligustro, ilex,  ibisco, forsizia, mimosa, bosso, ficus.


Fine prima parte


                                                                             ...LEGGI LA SECONDA PARTE
 


 
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