FORUM BONSAI LODI - ANDREA ALBERGO: GINEPRO SABINA YAMADORI



Grande tecnica e rispetto della pianta, in questo eccezionale post di Andrea Albergo, in cui si racconta il percorso di un ginepro sabina.
  Oltre ad essere  presente sul Forum Bonsai Lodi l'articolo è stato pubblicato anche sulla rivista Bonsai&News (n.136)



Bonsai di ginepro - Juniperus sabina


 
 
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ANDREA ALBERGO: SABINA YAMADORI
 
La pianta oggetto dell’articolo è un Juniperus Sabina, pianta arborea appartenente alla famiglia delle Cupressacee.
Originaria dell’Asia, dell’America e dell’Europa, in Italia si sviluppa negli Appennini e nelle alpi dai 1000 mt fino ai 3000 mt.
E’ un arbusto cespuglioso, spesso si presenta prostrato e fittamente ramificato, con i rami giovani e sottili.
La corteccia è di colore bruno-rossiccia, le sue foglie dal verde intenso se stropicciate emanano un odore molto penetrante e suggestivo. Presenta stagionalmente dei numerosi fiori ovali di colore giallastro. Dopo la fecondazione i rami che portano i fiori femminili si curvano verso il basso,  in modo che le bacche maturino pendule, ogni bacca può contenere uno o due semi. A volte questa pianta può ospitare il fungo Gymnosporangium fuscum.
A differenza degli altri ginepri le applicazioni delle tecniche bonsai sul sabina vanno diluite nel tempo con un’attenta valutazione dello stato di salute della pianta e progettate con estrema cura onde evitare spiacevoli ritiri di linfa che potrebbero portare alla perdita di rami o nei casi peggiori alla perdita di tutto l’ esemplare. Venni in possesso di questo sabina yamadori nella primavera del 2009 , all’epoca si presentava con una vegetazione abbastanza rada e dal colore poco rassicurante ma ormai c’eravamo incontrati e la scintilla si era accesa!


Bonsai di Ginepro Sabina - Yamadori
 
Mi capita spesso di posare gli occhi su uno yamadori ed improvvisamente immaginarlo nella sua forma definitiva già in un vaso bonsai. Quando ho a che fare con piante raccolte in natura ci vado sempre molto cauto, aspetto sempre almeno una  stagione vegetativa per valutare il vigore dell’albero prima di pensare a qualsiasi intervento. Tutto ciò è fondamentale poiché si ha il tempo per entrare in sintonia con l’albero, capire i suoi ritmi e studiare con calma le varie soluzioni da mettere in atto
per tirar fuori da un cespuglio un bonsai credibile.
Gli yamadori in genere presentano su di essi i segni profondi lasciati dalla natura nell’arco della loro esistenza, quindi hanno sempre impressi pregi e difetti . Il compito di un bravo e sensibile bonsaista dovrebbe essere quello di saper esaltare i pregi e dissimulare i difetti in maniera mai evidente. Dopo due stagioni di coltivazione la pianta si presenta con un ottimo vigore, la sua vegetazione è triplicata e con la tecnica della selezione ed eliminazione dei ciuffetti deboli la sua vigoria e ben distribuita
su tutti i rami.
 
Bonsai di Ginepro Sabina - Yamadori
 
Un’abbondante fioritura è il segno inequivocabile che la pianta si è completamente stabilizzata .
E’ giunto il momento d’intervenire. Troppo spesso si commette l’errore di cominciare  quasi subito ad applicare le tecniche più svariate su yamadori appena acquistati mettendo a rischio la vita della pianta e senza avere a disposizione vegetazione a sufficienza per rendere il tutto equilibrato e credibile. La fretta è la nemica più distruttiva per un bonsaista, non bisognerebbe mai dimenticare,
che si ha a che fare con un essere vivente. Bisogna rispettare l‘albero per avvicinarsi ai suoi ritmi. Inoltre, un bonsaista sensibile, non cercherà mai d’imporre i suoi ritmi o i suoi gusti nelle forme, ma più tosto cercherà di assecondare quelle che sono le caratteristiche dell’albero per avvicinarsi al raggiungimento della sua forma definitiva in maniera intima e spirituale.

Analisi e progettazione:
Pianta molto vecchia con un bel movimento sinuoso. Non ha un‘ottima conicità, presenta un vistoso shari che sale dalla base fino all’apice con vene ben tubolarizzate dal movimento dolce ed elegante. La vegetazione è abbondante e sorretta da rami molto lunghi. Per via del suo classico andamento ad “S”  potrebbe essere impostata nello stile moyogi con ottime caratteristiche, però la parte alta della pianta fugge troppo verso il retro.
 
Bonsai di Ginepro Sabina - Yamadori
  
Il lato opposto presenta le medesime caratteristiche, in più il movimento delle vene sembra leggermente migliore e la parte alta viene verso l’osservatore. Dopo un attento studio di tutti i rami a disposizione si elabora un progetto con un disegno.
 
Progetto stile Moyogi
 
Valutando tutti i particolari del disegno, l’insieme sembra ben equilibrato eppure non bisogna fermarsi alla prima intuizione ma proseguire l’osservazione da vari punti di vista ed inclinazioni alla ricerca di una soluzione che esalti al meglio le sue caratteristiche.

 
Valutazione dello stile opportuno
 
 
Inclinando la pianta dal lato sx le sue curve appaiono più marcate con un movimento  prima discendente e poi ascendente, i jin che puntano  verso il basso contribuiscono a rafforzare la sua direzione riflettendo all’osservatore forza e drammaticità. Con un altro disegno, questa volta in stile kengay, si cerca d’immaginare la giusta collocazione dei palchi.
 
Stile Kengai
 
Dopo un‘attenta valutazione dei due progetti si decide di seguire quello nello stile Kengai. Prima di cominciare la modellatura la pianta fu rinvasata nella giusta posizione ma con un grado di pendenza maggiore rispetto al disegno. Lo studio ed il progetto per la prima impostazione di uno yamadori è fondamentale ma non va necessariamente seguito alla lettera. E’ buona cosa non legarsi a schemi  o regole ferree ma se necessario apportare modifiche durante il processo di modellatura seguendo l’ispirazione creativa del momento.

Alla ricerca della giusta visione:
Per creare un ottimo bonsai la conoscenza delle giuste tecniche da mettere in atto, da sole non bastano. Bisogna entrare intimamente in sintonia con l’albero per tirare  fuori tutto il suo potenziale nascosto. Durante il processo creativo necessario si possono anche infrangere alcune regole a patto che il risultato non sia eccessivo ma sempre carico di naturalezza. A questo punto risulta molto d’aiuto, proiettare l’intima e personale immagine che si ha dell’albero nel suo luogo d’origine, come in un salto nel tempo. Con un po' di concentrazione si riesce ad  avere una visione suggestiva ed evocativa del paesaggio circostante. Pensai a questo sabina spinto dal vento gelido e dal peso incessante della neve che lo fece a cadere da un lato. Alcune radici rimasero esposte  all’aria e morirono ,interrompendo così il flusso linfatico, anche una parte della vegetazione regredì. In quel punto la corteccia sfaldandosi e deteriorandosi, formò un evidente shari.
Le radici rimaste aggrappate al terreno si ripresero con l’arrivo della primavera alimentando i rami rimasti ,che in cerca di luce ,indirizzarono le loro giovani crescite verso l’alto a discapito dei rami cadenti che s’indebolirono fino a morire. Tenendo ben a mente queste caratteristiche
si è sicuri di portare alla luce: forza , drammaticità e naturalezza.

La Fase di modellatura :
Una volta certi che l’albero si sia ripreso dallo stress del rinvaso si comincia con una sommaria pulizia della legna secca e definizione delle vene vive, si puliscono i ciuffetti di verde eliminando quelli deboli per prepararli alla filatura. I rami che non occorrono al disegno vengono privati della corteccia e trasformati in lunghi jin molto suggestivi. Si comincia con filare i rami che saranno i più bassi della cascata e via via tutti gli altri fino all’apice.
 
Bonsai di Ginepro Sabina
 
E’ buona norma lavorare per prima cosa la legna secca e poi modellare l’albero. In questo caso però, sapendo che la chioma non avrebbe intralciato il lavoro sul secco, ho preferito fare l’inverso. Il tronco principale pur possedendo un sinuoso andamento va ulteriormente movimentato intervenendo sul secco.
 
Bonsai di Ginepro Sabina -fase della lavorazione del secco
 
Nel tratto della prima curva risalente, si  forma uno sgradevole  effetto ottico di contro conicità. Per dissimulare questo difetto si crea ,con l’utilizzo di una fresa ,un vuoto in modo da alleggerire visivamente la curva ,creando più dinamicità così da far fluire lo sguardo velocemente altrove.
 
Bonsai di Ginepro Sabina -fase della lavorazione del secco

Bonsai di Ginepro Sabina -fase della lavorazione del secco

Le parti che invece si vorranno evidenziare facendo in modo che lo sguardo vi si soffermi , dove possibile, andranno incorniciate con i palchi. Dopo il lavoro di fresatura si applica la tecnica della flambatura in modo da ripulire il secco dai segni della fresa e dare al tutto un aspetto più naturale ed invecchiato. Prima del passaggio del fuoco, per precauzione, le vene vive sono state protette con una pasta modellabile.
 

Bonsai di Ginepro Sabina -Preparazione per la flambatura
 
Dopo la flambatura si rimuove la pasta modellabile e con una spazzola metallica si ripulisce il legno per prepararlo alla successiva applicazione del liquido jin
 
Bonsai di Ginepro Sabina - dopo la flambatura
 
Bonsai di Ginepro Sabina - dopo la flambatura
 
 
Bonsai di Ginepro Sabina - dopo la pulizia e l'applicazione del liquido jin

Bonsai di Ginepro Sabina - dopo la pulizia e l'applicazione del liquido jin
 
 
Questa è soltanto una prima fase del trattamento e della lavorazione del secco. In futuro l’aspetto sarà reso ancor più naturale con l’utilizzo di attrezzi manuali in modo da far riemergere le naturali venature del legno mediante la tecnica dello strappo. Con delle sgorbie si alzano dei piccoli lembi di legna che poi si tirano via strappandoli energicamente.
 
Bonsai di Ginepro Sabina - dopo la modellatura
 
Una volta ultimata la modellatura l’albero andrà protetto in un luogo riparato dal vento e da sbalzi termici, inoltre nebulizzando più volte al giorno la chioma si crea intorno alla  pianta il giusto microclima per una pronta ripresa dopo lo stress subito. Comincia ora il lungo cammino
di questo sabina per diventare un bonsai
 
Bonsai di Ginepro Sabina

Bonsai di Ginepro Sabina

Bonsai di Ginepro Sabina
 
In futuro si penserà esclusivamente all’infittimento della vegetazione e solo quando
la pianta si sarà abbondantemente ripresa si passerà alla collocazione in un vaso bonsai.



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